Classificazione della depressione

Quali sono le forme della depressione

forme della depressione
Scritto da Adriano Legacci

Quali sono le forme della depressione? 8+6 forme tipiche

La depressione può essere osservata da differenti angolature, a seconda della modalità con cui viene descritta. Colombo (2001) ne indica quattro possibili significati:

  1. depressione come sintomo o stato affettivo specifico
  2. depressione come costellazione di più sintomi, e quindi come sindrome
  3. depressione come malattia specifica, ovvero disturbo affettivo
  4. depressione come problematica interna alla struttura psichica del soggetto

Forme della depressione: sintomatologia

Considerando il punto di vista sindromico, l’autore descrive la classificazione di otto diverse forme della depressione (Colombo, 2001):

1. Forme della depressione: semplice
Sintomi tipici della depressione: riduzione del tono dell’umore, inibizione ideativo-verbale, rallentamento motorio

2. Forme della depressione: ansiosa
In aggiunta ai sintomi tipici, ansia intensa, talvolta polarizzata sul corpo, e lamentosità

3. Forme della depressione: agitata
Sintomi depressivi associati ad intensa irrequietezza e agitazione sia motoria che comportamentale. Spesso anche gravi sintomi vegetativi.

4. Forme della depressione: rallentata (o stuporosa)
Rallentamento a livello motorio e a livello ideativo-cognitivo (bradipsichismo, difficoltà di passaggio nel discorso a temi diversi, tendenza alla ruminazione sulla malattia, riduzione delle capacità mnestiche e attentive)

 5. Forme della depressione: fredda
Sentimento di perdita della sensibilità emotiva, anedonia, scarsa reattività affettiva, sentimenti di estraneamento

6. Forme della depressione: con sintomi psicotici (o delirante)
Presenza di deliri, con o senza allucinazioni

7. Forme della depressione: con disturbi cognitivi
Marcati deficit delle funzioni cognitive, accanto ai segni più strettamente affettivi

8. Forme della depressione: confusa
Co-presenza di uno stato confusionale (funzionale) con disorientamento spazio-temporale

Come ricorda Colombo (2001), esiste la tendenza di vari autori a raggruppare queste sindromi in due categorie principali, corrispondenti a:

  1. depressioni inibite, in cui sono prevalenti i sintomi di inibizione, rallentamento e chiusura, e
  2. depressioni agitate, contraddistinte dalla predominanza di ansia e agitazione.

Forme della depressione: classi diagnostiche

Considerando il punto di vista diagnostico e nosografico, Colombo (2001) suddivide le malattie depressive in sei differenti forme, che rientrano nella categoria dei disturbi affettivi:

A. DEPRESSIONE NORMALE

Condizione affettiva normale e transitoria, che si verifica successivamente ad eventi particolarmente dolorosi od emotivamente stressanti. L’autore sottolinea il fatto che questo tipo di depressione non costituisce una vera e propria malattia, dal momento che l’intensità è compatibile con l’evento che l’ha scatenata (Colombo, 2001).

Un esempio è rappresentato dalla reazione normale che consegue ad un lutto, in cui, generalmente, l’individuo attraversa cinque fasi progressive (negazione, protesta, rabbia e colpa, nostalgia, accettazione e spostamento degli investimenti su altri oggetti) (Colombo, 2001).

B. DEPRESSIONE REATTIVA

Questo tipo di depressione è simile alla precedente per il fatto che consegue ad un evento psicosociale scatenante, come può essere un lutto, una separazione, un fallimento, ma se ne differenzia per una maggiore intensità e durata (Colombo, 2001).

Nel caso in cui si accompagni ad ansia, viene definita reazione ansioso-depressiva.

Si possono inserire in questa categoria i disturbi dell’adattamento accompagnati da sintomi affettivi (umore depresso; ansia e umore depresso); la reazione da lutto; la sindrome della tristezza cronica (che colpisce soggetti in contatto continuativo con problematiche personali e familiari particolarmente frustranti, come la malattia di un familiare); la depressione post partum e gravidica (Colombo, 2001).

C. DEPRESSIONE NEVROTICA (o Distimia o Depressione Cronica o Nevrosi Depressiva)

Questa forma – presente nel DSM-IV-TR come Disturbo distimico – è caratterizzata da problematiche di tipo narcisistico, tra cui dipendenza, angoscia di perdita, idealizzazione-svalutazione del Sé e degli oggetti e, talvolta, può essere collegata a sentimenti di colpa e ambivalenza (Colombo, 2001).

L’esordio può essere conseguente ad eventi scatenanti, che tuttavia non rivestono un’importanza centrale come nel caso della depressione reattiva (Colombo, 2001).

D. DEPRESSIONE MAGGIORE (o Depressione Endogena o Melanconia)

Colombo (2001) descrive questa forma come la corrispondente attuale della vecchia psicosi maniaco-depressiva. Può essere caratterizzata da soli episodi depressivi maggiori che si presentano singolarmente o ripetuti (disturbi bipolari) oppure alternati ad episodi di mania (disturbi bipolari) (Colombo, 2001).

Se sono presenti sintomi psicotici, come deliri congrui col tono dell’umore e fenomeni dispercettivi, viene anche definita depressione psicotica (classificata da alcuni autori come una forma indipendente dalla depressione maggiore), in cui possono manifestarsi deliri di varia natura (di rovina, di povertà, di punizione meritata per comportamenti o azioni indegne, di punizione divina per condotte immorali, di malattie incurabili, di putrefazione di organi interni) (Colombo, 2001).

Differenze tra depressione nevrotica e depressione maggiore

Le differenze principali, descritte da Colombo (2001), tra la depressione nevrotica e la depressione maggiore sono riassunte nella seguente tabella:

Depressione Nevrotica

  • Minor gravità e profondità
  • Assenza di deliri, disturbi percettivi, distacco dalla realtà
  • Persistente e continuativa
  • Alterazioni psicomotorie non molto imponenti (rallentamento o inibizione)
  • Maggior dipendenza e reattività a fattori esterni e ambientali: possibili oscillazioni dell’umore, durante la giornata, a seconda di gratificazioni e frustrazioni
  • Tendenza ad attribuire agli altri la colpa della propria sofferenza
  • Sintomatologia più varia e polimorfa; sono comuni i sintomi e i comportamenti nevrotici, come fobie, ossessioni, ansia, somatizzazioni, lamentosità, teatralità
  • Disturbi somatici e neurovegetativi meno importanti
  • Non vi è grave inibizione delle funzioni psichiche
  • Risponde meno bene alla terapia antidepressiva
  • Minor familiarità per i disturbi affettivi
  • Peggioramento della sintomatologia verso le ore serali e insonnia precoce (difficoltà di addormentamento)

Depressione Maggiore

  • Maggior gravità e profondità
  • Maggior distacco dalla realtà e chiusura delle relazioni.
  • Periodica e ciclica, con episodi di durata variabile e intervallati da periodi di normalità; si può alternare a episodi maniacali
  • Maggiori alterazioni sul piano psico-motorio (arresto o agitazione intensa)
  • Scarsa dipendenza da fattori esterni: quadro più costante durante la giornata
  • Tendenza a colpevolizzare se stessi piuttosto che gli altri
  • Assenza di sintomi nevrotici e di disturbi di personalità pre-morbosi
  • Maggior coinvolgimento somatico e neurovegetativo; frequente anoressia marcata e perdita di peso
  • Maggior inibizione delle funzioni psichiche e perdita di interessi e piacere in quasi tutte le attività
  • Miglior risposta agli psicofarmaci antidepressivi
  • Maggior familiarità per i disturbi affettivi
  • Sintomatologia più grave al mattino e insonnia tardiva (frequenti risvegli notturni e precoce risveglio mattutino)

E. DEPRESSIONE SECONDARIA

Questa forma di depressione si manifesta secondariamente a:

  •  Malattie psichiatriche (schizofrenia, alcoolismo, demenza, disturbi nevrotici – in particolare fobici, ossessivi e DAP – disturbi di personalità)
  • Malattie non psichiatriche:
    • Malattie neurologiche (tumori cerebrali, traumi cranici, ictus, epilessia temporale, sclerosi multipla, Parkinson, Alzheimer, Corea di Huntington);
    • Malattie endocrine (iper e ipotiroidismo, malattia di Cushing);
    • Malattie sistemiche (lupus eritematoso, artrite reumatoide, pancreatite cronica e tumori pancreatici, tbc, polmoniti virali, mononucleosi infettiva, epatiti e cirrosi)
  • Farmaci (psicofarmaci: neurolettici, benzodiazepine, barbiturici; reserpina, clonidina, beta-bloccanti, levodopa, indometacina, flunarizina, cimetidina, sulfamidici, contraccettivi orali, alfa-metildopa, coritcosteroidi, nifepadina, guanetidina, antineoplastici, amfetamine, alcool).

(Colombo, 2001)

F. DEPRESSIONE MASCHERATA

La depressione mascherata si manifesta con una sintomatologia prevalentemente non affettiva, bensì cognitiva o somatica o comportamentale (Colombo, 2001). Esempi di questa forma di depressione si riscontrano nella pseudo-demenza, dove è evidente il decadimento cognitivo; nel dolore cronico che non risponde alla terapia antidolorifica; in determinati acting (abuso di sostanze, tendenza agli incidenti, comportamenti bulimici, condotte autolesionistiche e suicidarie) e nei disturbi del comportamento e ipocondria nell’anziano (Colombo, 2001).

Sull'Autore

Adriano Legacci

Già direttore dell'equipe di psicologia clinica presso il poliambulatorio Carl Rogers e l'Associazione Puntosalute, San Donà di Piave, Venezia.
Attualmente Direttore Pagine Blu degli Psicoterapeuti.
Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave.
Psicoterapia individuale e di coppia.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disordini alimentari, disturbi della sfera sessuale.
Training e supervisione per specializzandi in psicoterapia

27 Commenti

  • vorrei cortesemente sapere in cosa consiste la depressione medio grave a genesi disadattivo a decorso cronico.mille grazie.

    • Lorenza, ti suggerisco di non dare eccessiva importanza ad una diagnosi. E’ un’istantanea che può forse rappresentare un tuo stato momentaneo, ma che non ti identifica. Ciò che è realmente importante è stabilire, da adesso, come superare questo tuo stato di disagio. Quali sono le operazioni da compiere. Per superare l’istante “fotografato” da quella diagnosi.
      Il senso della formula che riporti è, in linea generale, questo: stato depressivo dovuto a difficoltà di adattamento a circostanze esterne o alla scelta di reazioni e comportamenti non efficaci nel gestire situazioni problematiche. Tali reazioni sembrano essersi “consolidate nel tempo”. E’ molto importante che tu comprenda questo: avere un problema da molto tempo non significa che dovrai averlo per sempre. Le soluzioni adeguate esistono.

  • Ho tutto cio’ che e’ scritto ma che cavolo servono gli antidepressivi se quando entri nel tunnel
    E’ e sono insopportabile anche x me stessa,

    • Nerella, gli antidepressivi possono essere utili. Non costituiscono però la soluzione definitiva. E’ importante valutare la possibilità di affiancare la cura farmacologica con un adeguato trattamento di psicoterapia. Dal “tunnel” è possibile uscire. Si tratta di avere a fianco, nel periodo di transizione, un buon compagno di viaggio.

    • Nerella, gli antidepressivi possono offrire un grande aiuto. Non sempre è possibile identificare in tempi rapidi il farmaco specifico e i corretti dosaggi adatti ad ogni singolo individuo. In alcuni casi è necessario procedere per tentativi. Il farmaco corretto per una persona può rivelarsi inadatto per un’altra. Ricorda inoltre che è sempre consigliabile associare il trattamento farmacologico con un parallelo trattamento psicoterapico.

  • Ho 28 anni e mi sento depresso e vuoto dentro con un senso di angoscia che non mi lascia seguito da stati di ansia lasciandomi quasi fuori dalla realtá che mi circonda…Quando tornerò tranquillo e normale come prima?

    • Gentile Giuseppe, la durata della condizione che descrive non può essere prevista con certezza. Ogni caso ha caratteristiche peculiari. Sarebbe importante, con l’aiuto di una persona competente, identificare le origini e le cause del suo stato d’animo. Nel frattempo può prendere in considerazione la possibilità di avvalersi di un supporto farmacologico per attenuare lo stato di ansia e di angoscia. Tenendo presente che i farmaci non costituiscono la soluzione definitiva del problema.

  • Salve , mi chiamo Lulù, sono una ragazza di 18 anni affetta dalla Sindrome dell’Emisfero destro, un disturbo dell’apprendimento non verbale che implica una tendenza alla depressione. Vi scrivo difatti per appurare un mio dubbio, presto fugato da una successiva seduta psicologica: leggendo le varie categorie di forme depressive, ho realizzato di soffrire probabilmente di una forma depressiva in quanto ho frequenti episodi di abbattimento, scarsa autostima, irrequietezza continua, difficoltà a dormire ( a respirare nei momenti di maggiore angoscia), desiderio di abbandonarmi al pianto e in passato, persistenti pulsioni di morte. Vorrei sapere se le mie supposizioni siano fondate e in tal caso di quale genere di depressione soffrirei. Grazie mille ancora

    • Lulù, non è davvero importante classificare “il tipo di depressione”. E’ importante credere fermamente che gli stati di abbattimento, la scarsa autostima, l’irrequietezza, la difficoltà ad addormentarsi, il desiderio di piangere, non sono condizioni con le quali dover convivere per forza. Avere una “tendenza alal depressione” non significa essere condannati ad essere depressi. A tutto questo esiste una soluzione. Una valida psicoterapia può essere lo strumento migliore per lasciarsi definitivamente alle spalle questi problemi.

  • Buonasera Dottore.mi chiamo antonio.non so’se mi puo’aiutare a capire la differenza di percentuale per invalidità civile tra(diagnosi 2014)Sindrome Depressiva Grave Secondaria.E diagnosi 2016:Depressione Cronica Grave Secondaria.e non si capisce….epatica da Abuso sub continuo di alcool.la Ringrazio Anticipatamente

    • Buongiorno Antonio, le due diagnosi sono sostanzialmente identiche, con la sola variante che fa riferimento ad una verosimile disfunzione epatica.
      In termine di percentuale per l’invalidità civile non dovrebbero esserci modifiche di rilievo.

  • Buonasera Dottore, soffro di disturbi neurovegetativi molto importanti. Ho 34 anni ed e’ la terza volte Che accade dopo episodi di forte stress prolungato. Il Mio livello di sofferenza e’ spesso estremo nonostante utilizzi fluoxetina ed en. Le due precedenti volte in Cui mi sono ammalata sono guarita dopo molti mesi quando finalmente chiesi per la prima volta aiuto ad un medico psichiatra che ritenne la Cosa seria e prescrisse surmontil piu ‘ benzodiazepine. Poi a causa dell aumento du peso notevole passammo a fluoxetina e comunque in questa fase il peggio era gia passato. Questa volta e’ iniziata con la perdita del lavoro e la paura du non poter piu far fronte a tutte le responsabilita’ economiche. I sintomi sono ipotermia, variazioni piuttosto continue della pressione arteriosa, aritmie , stanchezza e tantissimo freddo che spesso non mi permette di uscire perche quando da freddo la sensazione e’ di variazione continua del ritmo cardiaco e malessere intensissimo. Ogni volta che devo andare in bagno faccio i Conti con una sintimatologia indescrivibile di aritmia e quasi svenimento in seguito all’ eliminazione. Il Mio cuore e’ sano… Ho solo una lieve insuffic mitralica non significativa.

    . Mi darebbe cortesemente un
    parere? E’ vero che i disturbi neurovegetativi sul cuore non sono pericolosi? Sto soffrendo molto. Grazie per la considerazione.

    • Buongiorno Michela, nel suo messaggio lei mi parla di molti farmaci e mi descrive accuratamente i suoi sintomi fisici. Non mi dice niente niente invece del suo stato emotivo. Credo che insieme alla giusta cura per il suo corpo sarebbe per lei vitale ricordarsi di avere un’anima e una mente. Con le loro esigenze, le loro richieste. Il loro profondo bisogno di essere prese in considerazione. Ha mai valutato la possibilità di fare una psicoterapia?

    • Michela, il trattamento farmacologico prescritto può risultare adeguato, e garantire un accettabile controllo della sintomatologia, per un arco temporale limitato. Nel quadro generale, ciò che è maggiormente a rischio non è il cuore, ma la qualità della vita. A 34 anni ha tutto il diritto di ritrovare un rapporto armonico con il suo corpo- e davanti a sè il tempo necessario per farlo. Sarebbe opportuno valutare la possibilità di intraprendere una psicoterapia per garantire una continuità ai buoni risultati raggiunti.

  • Salve Adriano

    Da un mese ho subito un impianto icd.

    Ho dovuto smettere di fare sport (facevo triathlon )

    Mi hanno tolto la patente per adesso 6 mesi poi chissà.

    Tralascio la sfera sessuale.

    Come faccio a capire se sono depresso e se devo curarmi?

    Roberto

    • Roberto, la perdita del senso di “integrità ed efficienza” del corpo si associa spesso – ma non necessariamente- ad uno stato depressivo (temporaneo o di lunga durata). Non conoscendo la sua situazione posso solo dirle che lei può essere il miglior diagnosta di sé stesso. Solo lei può conoscere il suo stato d’animo. Per un orientamento di carattere generale, che non costituisce un indice diagnostico affidabile e che in nessun caso può sostituire il parere di uno specialista, le suggerisco di fare questo test: https://www.psicologi-psicoterapeuti.it/test-depressione/

    • Laura, i testi principali cui l’articolo fa riferimento sono:

      1. “Manuale di psicopatologia generale”, Giovanni Colombo. CLEUP Editore

      2. “DSM IV – TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”. American Psychiatric Association

  • Buon giorno. Sono una signora che ha sofferto tanto nella sua vita. Adesso ancora più di prima. La mano sinistra non si apre piu dal 2015, è chiusa al pugno. Alla mano destro mi hanno fatto un intervento. Sono disperata, mi viene buttarmi dal settimo piano perché non sono più come prima. Lavoravo molto, adesso lavoro solo 3 ore mezza al giorno. Ho fatto domanda per invalidità ma non stata accettata. La mia mano si è aperta solo dopo un’anestesia totale. Hanno fatto tanti accertamenti e non hanno trovato niente. In ultimo mi hanno mandata da uno psicologo. Questa è la quinta volta che vado. Il dottore mi scritto che soffro di depressione, sono ansiosa e soffro di fobie. Con queste malattie mi daranno qualche facilitazione, magari per trovare un altro lavoretto più facile? Con rispetto, grazie.

    • Gentile signora Kity, la scelta di rivolgersi ad uno psicologo è stata corretta. Anche se il suo disagio si manifesta attraverso il corpo, le origini sono con alta probabilità di natura emotiva e mentale. Mi dice di essere solo al quinto incontro con uno psicologo. Le auguro di riuscire ad essere costante e perseverante, e di aver incontrato l’essere umano che saprà guidarla e assisterla nella sua ricerca di una qualità della vita migliore, e di una migliore salute.
      Il quadro clinico che mi descrive temo che non preveda facilitazione di accesso al mondo del lavoro. Piuttosto che rifugiarsi nel ruolo della persona ammalata, che deve essere protetta e assistita da qualche ente esterno, le suggerisco però con forza di credere fermamente nella possibilità di recuperare il suo benessere personale.

  • Mia madre ha una depressione psicotica e vive con mio padre invalido e lo sta danneggiando oltre ad avere il controllo sul conto corrente. Come posso fermarla? Non vuole prendere nessuna medicina e la psichiatra le ha rilasciato tanto di certificazione per la malattia, ma l’unico modo di curarla è fare un TSO? Grazie sono disperato

    • Lorenzo, non è facile darle indicazioni in assenza di una precisa conoscenza della situazione. Il primo intervento dovrebbe essere tentato nell’ambito della rete familiare, che può eventualmente richiedere l’intervento dei servizi sociali. Il ricorso ad un TSO costituisce una misura estrema e non auspicabile. Oltre tutto di difficile realizzazione se non esistono elementi conclamati di reale gravità e pericolosità per l’incolumità fisica di sua madre e dei suoi familiari. E’ vero che la legge stabilisce che si può ricorrere ad un TSO quando una persona rifiuta le cure di cui necessita. Di fatto però l’effettivo ricorso al TSO avviene “quando la persona viene ritenuta pericolosa per sé o per gli altri, con soggetti che manifestano minaccia di suicidio, minaccia o compimento di lesione a cose e persone, rifiuto di comunicare con conseguente isolamento, rifiuto di terapia, rifiuto di acqua e cibo”. Se ritiene che sua madre rientri in una di queste categorie potrà ragionevolmente rivolgersi ai Servizi Psichiatrici Territoriali.

  • Ormai sono 13 anni che soffro di depressione o almeno è così che mi cura il mio dottore ma inizia a sorgere qualche dubbio perché non c’è mai stato nessun farmaco che mi abbia mai alleviato il tutto ma`

    • Salvatore, l’individuazione del farmaco corretto per intervenire con efficacia sul disturbo richiede talvolta numerosi tentativi, protratti nel tempo. Ogni essere umano risponde in maniera singolare ad uno specifico principio attivo e non è possibile conoscere a priori che cosa, in ogni singolo caso, funzionerà oppure no. E’ importante in ogni caso ricordare che in casi di questo genere non è utile riporre tutte le proprie speranze in un farmaco. La risposta depressiva si inserisce in un quadro generale di vita. Si pone talvolta, come nel suo caso, come “discorso interrotto” lungo la via che portava al piacere di vivere. E’ di fondamentale importanza trovare un interlocutore (uno psicoterapeuta) con cui confrontarsi. E riprendere ogni discorso lasciato a metà…

Lascia un commento