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Depressione: un torpore che avvolge tutto

Scritto da Adriano Legacci

La vita come ricerca di benessere fisico e interiore è segnata da momenti di inevitabile dolore che a volte squarciano l’ordine del mondo in cui si credeva. Talvolta è necessario un aiuto esterno per superare questi momenti e ritrovare la gioia di vivere.

Sono in preda alla depressione, triste, spento. Dove è finita la mia vita?

Fa così freddo. Dov’è un camino? Dov’è un fuoco? Dov’è la vita? Era qui adesso dov’è finita?
(Vivian Lamarque)

Ciascuno di noi aspira a vivere la propria vita con gioia e gratificazione, realizzando non solo il benessere fisico ma soprattutto quello interiore. Tuttavia, la nostra esistenza è segnata anche da momenti di inevitabile dolore. La vita infatti comporta delusioni, fatiche, perdite, che a volte squarciano l’ordine del mondo in cui si credeva. Pensiamo, ad esempio, alla morte di una persona cara, alla fine di un amore, alla perdita di una condizione esistenziale, di un lavoro o di un riconoscimento sociale: sono tutti eventi che segnano una crisi nel nostro equilibrio interiore, aprono ferite dolorose, talvolta ne riaprono di vecchie.

C’è bisogno di tempo per venire a patti con le perdite e per ri-accordarsi “dentro”: i movimenti psichici richiedono gradualità e una certa lentezza. In alcuni casi questi processi possono anche incagliarsi e si fa fatica a riemergere da soli: la fiducia sembra affievolirsi, quasi azzerarsi; il dolore può diventare così insostenibile da spingere alla solitudine; ogni cosa è rallentata, immersa in un torpore che avvolge tutto. La perdita di una persona o di una condizione esistenziale che offriva sicurezza e solidità può gettarci in un abisso: ci sentiamo persi in un buio senza fine, nell’impossibilità di ritrovare un contatto, un affetto, una speranza. A volte ciò che si sente perduto o mancante ha che fare con il proprio Sé: come se ci fosse un pezzo difettoso, qualcosa in meno, qualcosa che un tempo c’era e ora non si trova più.

Sentimenti di mortificazione, inadeguatezza, fallimento, disperazione, colpa possono via via offuscare il piacere della vita. Quando parliamo di “depressione” non intendiamo semplicemente uno stato d’animo di tristezza e dispiacere (il passeggero “mi sento giù”), ma ci riferiamo ad una sofferenza più ingombrante che condiziona la propria vita. Chi soffre di depressione presenta un abbassamento nel tono dell’umore e una riduzione delle spinte vitali. Vengono meno la fiducia nelle proprie risorse e la speranza nel futuro. Attività quotidiane che un tempo erano naturali e fonte di piacere – come accudire i figli, investire nei rapporti sociali, progredire con successo nell’impresa  e nelle attività lavorative lavorare – possono diventare pesanti e talvolta impossibili. Il mondo sbiadisce e insieme la voglia di parteciparvi. Tutto sembra rallentare: il proprio corpo, lo scorrere dei pensieri e delle parole, il tempo vissuto. Ci si sente bloccati in un eterno presente che non passa mai. Tutto questo a volte toglie l’appetito e ruba il sonno, genera inquietudini e vissuti di ansietà che non danno pace. Altre volte, la sofferenza può mascherarsi in un corpo “dolente” (ad esempio, compaiono dolori diffusi, cefalee o preoccupazioni consistenti rispetto alla salute fisica).

Queste manifestazioni non sono necessariamente presenti contemporaneamente; inoltre, l’intensità della depressione può variare da livelli relativamente lievi che fanno soffrire ma non impediscono di lavorare o di avere una vita relazionale, a livelli molto più intensi che determinano una spaccatura nella continuità della propria vita, come se ci fosse un prima sereno e vitale e un dopo dove nulla sembra avere più significato. Possono allora presentarsi sentimenti di disperazione e pensieri di morte.

E dunque cosa fare? Tanti sono i fattori che possono dare origine a questa forma di sofferenza. È importante riconoscerla e sapersi affidare a validi professionisti. Un aiuto può venire dai farmaci, che tuttavia da soli non sono risolutivi. Per quanto efficaci su molti sintomi della depressione, i farmaci infatti non agiscono sui fattori profondi che portano una persona a ripiegare nella depressione.

Questi aspetti sono meglio affrontabili con un percorso di psicoterapia. Quest’ultima in particolare può offrire uno spazio di accoglienza e riconoscimento dei propri vissuti, che sostiene la persona in un percorso di conoscenza di sé volto a mettere in parola quel dolore prima rappresentato dalla depressione o da un corpo sofferente… per riaccendere quella scintilla di vita che scalda l’animo e fa dire:

“E li cosa faceva? Stava. Abitava il suo cuore come una casa” (Vivian Lamarque).

Alcune domande frequenti sulla depressione

Sull'Autore

Adriano Legacci

Già direttore dell'equipe di psicologia clinica presso il poliambulatorio Carl Rogers e l'Associazione Puntosalute, San Donà di Piave, Venezia.
Attualmente Direttore Pagine Blu degli Psicoterapeuti.
Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave.
Psicoterapia individuale e di coppia.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disordini alimentari, disturbi della sfera sessuale.
Training e supervisione per specializzandi in psicoterapia

9 Commenti

  • E’ molto interessante l’articolo, specie quando definisce la depressione un buio senza fine. Io ho lo chiamo INCUBO senza fine, un giorno passa con una lentezza indicibile, niente ha senso e tutto è brutto, anche se in realtà è bello.

    • Tutto appare oscuro Rossella. Anche se in realtà è bello, come tu stessa dici. Si tratta di cambiare gli occhi con cui si guarda il mondo. E tenere ben presente che il tipo di incubo di cui parli non è senza fine. Ti prego di conservare la certezza che il risveglio è possibile. Rivolgiti con fiducia a persone competenti. La vita tornerà ad avere il senso che le appartiene, e ad apparirti per ciò che è : una meraviglia.

    • Rossella, anche dai peggiori incubi è possibile risvegliarsi. La depressione è certamente una condizione dolorosa e invalidante, ma può essere affrontata e vinta. Quindi dovremmo entrambi togliere il “senza fine” dalle nostre definizioni.

  • Ho 64 anni. 64 anni che la vita si accanisce contro di me. Ho sempre lottato. Ora non ce la faccio più. Oggi torno nel centro dove sono seguita da cinque anni e dal quale mi sono staccata per tre volte nella convinzione di essere “guarita”. Ieri sera volevo suicidarmi. Questa mattina ho trovato il coraggio per telefonare di nuovo per chiedere ancora aiuto. Sempre sola non riesco a parlare con le persone. Ma tanto nessuno mi chiama o mi cerca anche solo per telefono.
    Piango. Non dormo. Non mangio. Non vivo. Vegeto guardando da sola una tenda che si muove nel vento. Questa è vita?

    • Gentile Nora, non conosco il tipo di intervento praticato dal Centro al quale lei si rivolge da 5 anni. Ritengo che in questo arco di tempo lei abbia avuto un supporto farmacologico e un sostegno psicologico personale. Avrà verosimilmente creato un rapporto di stima e di fiducia con qualche specialista che l’ha seguita nel corso del tempo. Cerchi quella persona in particolare. Chieda di iniziare – o ricominciare- un percorso di psicoterapia che prevda costanza e regolarità negli incontri – e non necessariamente un ricovero. La prego di credere fermamente che questo stato doloroso di cui mi parla non è una condizione ineliminabile della sua esistenza. Esistono numerose e importanti vie di riscatto, e sono a sua disposizione. A lei decidere di intraprenderle.

  • La settimana scorsa si è sposato mio figlio tutto perfetto TRANNE che avvertito un disagio come se stessi fuori posto Non mi sentivo felice anzi tutto mi dava fastidio …Il mio corpo era là ma non i miei pensieri proprio come quando uno è in coma e si vede nel letto di un ospedale!!!! NON MI DATE COME RISPOSTA È NORMALE SENTIRSI COSÌ POICHÉ QUANDO SI SPOSA UN FIGLIO È COME PERDERLO..IL MIO MALESSERE DURA DA PARECCHIO E MI SENTO SPROFONDARE SEMPRE DI PIÙ A VOLTE MI CHIEDO PERCHÉ SONO ANCORA VIVA SE DENTRO MI SENTO MORTA

    • Cara Luigia, non le risponderò che è “normale” sentirsi così. Da quanto mi dice il matrimonio di suo figlio non è all’origine del suo malessere. Si tratta solo di un ulteriore passaggio vitale, vissuto con sofferenza, che si inserisce in un contesto depressivo che dura da molto tempo. Se è ancora viva – pur sentendosi “mortificata”- le assicuro che ci sono molte buone ragioni. Adesso si tratta di affrontare con decisione, e nella maniera più opportuna, il suo stato d’animo. Chieda l’aiuto di un professionista competente. Un periodo di psicoterapia – ovvero di riscoperta del piacere di vivere- eventualmente sostenuto da un adeguato trattamento farmacologico, le restituirà ciò che in questo momento sente di non avere: il senso di amicizia con sé stessa e con la vita.

      La saluto con cordialità

  • Sono anni che tento di curare questa tristezza, depressione ansia insostenibile…ho provato farmaci, omeopatia, psicoterapia, alimentazione..niente …all inizio la speranza ma poi tutto cade…ora non ho piu voglia di curarmi…affronto la vita con senso del dovere..con questi pensieri negativi continui….sperando in un altra vita…che questa non vedo l ora che finisca

    • Gentile Gianpiero, ha il pieno diritto di ritrovare il benessere e il piacere di vivere in questa vita, non nella prossima. Esistono alcune forme di depressione più resistenti di altre alle cure. Non sono però invincibili. Un trattamento di psicoterapia, associato ad un corretto intervento farmacologico, può restituirle la gioia di vivere. E’ necessario tener presente che in molti casi non è possibile identificare al primo tentativo -e talvolta nemmeno al secondo- il farmaco più adatto ad ogni specifico caso. Sono i casi in cui occorrono pazienza e perseveranza, e una stretta collaborazione con i professionisti da cui sceglie di essere seguito.

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